William Fisher, People’s Weekly World Newspaper - Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
NEW YORK, 5 febbraio 2009 – Esperti legali e difensori dei diritti umani hanno fatto appello al pubblico per ricordare "i soldati bambini" di Guantanamo, detenuti nel carcere dove si trovano "i peggiori tra i peggiori".
Da quando l'emblematico centro di detenzione a Cuba ha aperto nel 2002, circa 22 minori vi sono stati incarcerati. Contrariamente al protocollo per i Diritti dei Bambini delle Nazioni Unite, tutti, ad eccezione di tre, sono stati alloggiati con i prigionieri adulti, nonostante l'obbligo di promuovere "la riabilitazione fisica e psico-sociale e il reinserimento sociale dei bambini che sono vittime di conflitti armati".
L’ex Vice Presidente Dick Cheney, il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, e molti altri alti funzionari dell’amministrazione di George W. Bush hanno ripetutamente descritto tutti i detenuti di Guantanamo come "i peggiori dei peggiori".
I difensori dei diritti umani insistono su due casi in particolare di "bambini soldato".
Mohammed el-Gharani, cittadino del Ciad residente in Arabia Saudita, aveva soltanto 14 anni quando fu catturato da forze pakistane nel mese di ottobre 2001, durante un raid in una moschea a Karachi, in Pakistan, distante 1200 chilometri dai campi di battaglia dell'Afghanistan.
Gli avvocati che difendono El-Gharani hanno dichiarato che il ragazzo è stato trattato con spaventosa brutalità. Dicono che dopo essere stato torturato mentre era in custodia pakistana, è stato venduto alle forze armate statunitensi che l’hanno portato in aereo in una prigione nell’aeroporto di Kandahar dove, ha testimoniato il ragazzo, uno dei soldati "teneva con le forbici il mio pene e mi diceva che l’avrebbe amputato".
Gli avvocati sostengono che arrivato a Guantanamo, il suo trattamento non è migliorato. Continuamente sottoposto ad abusi razzisti a causa del colore della sua pelle, è stato impiccato dai polsi in numerose occasioni, ed è anche stato sottoposto a un regime di "tecniche di indagine rafforzate" [espressione statunitense che significa tortura] per prepararlo agli interrogatori. Queste comprendevano prolungata privazione del sonno, isolamento prolungato e costrizioni a mantenere a lungo posizioni dolorose: che chiaramente costituiscono tortura.
Come risultato di queste e di altre forme di abuso, compresi i regolari pestaggi da parte delle guardie responsabili per reprimere anche le più lievi infrazioni, el-Gharani è caduto in profonda depressione e ha più volte cercato di suicidarsi.
Ma il mese scorso, pochi giorni prima dell'insediamento del Presidente Barack Obama, un giudice federale, Richard Leon, ha emesso una sentenza in cui si sostiene che il governo non aveva dimostrato lo status di combattente nemico di el-Gharani e ha deciso che il ragazzo avrebbe dovuto essere liberato e rimpatriato "senza indugio ". Il giudice Leon ha detto che il governo si era basato principalmente su informazioni provenienti da altri due detenuti a Guantanamo la cui affidabilità e credibilità erano discutibili. È comunque improbabile che el-Gharani venga rilasciato presto perché non è chiaro se il governo del Ciad lo accetterà.
Nel corso dell’ultimo mese, i giudici federali di Washington, come richiesto dagli avvocati difensori, hanno rivisto, caso per caso, le accuse contro circa 200 detenuti. Il riesame da parte dei tribunali civili del territorio degli Stati Uniti, prosegue grazie a una sentenza del giugno 2006 emessa dalla Corte Suprema, che ha concesso a persone sospettate di atti terroristici di contestare la loro detenzione davanti a una corte federale.
L'amministrazione di Bush aveva dichiarato che el-Gharani era stato ospitato in Afghanistan in una casa appartenente ad al Qaeda, che aveva partecipato alla battaglia di Tora Bora - da dove Osama bin Laden fuggì alla fine del 2001 – ed è stato staffetta per alti ufficiali di al Qaeda. È anche stato accusato di essere membro di una cellula di al Qaeda con base a Londra.
L’altro "bambino soldato" ancora detenuto a "Gitmo" è Omar Khadr. È stato arrestato in Afghanistan all'età di 15 anni e il suo processo era in corso quando, con uno dei suoi primi decreti presidenziali, Obama ha sospeso per 120 giorni tutti i procedimenti della Commissione Militare, in attesa di un esame dei singoli casi e ha anche incaricato un gruppo di esperti provenienti da diversi enti governativi a esaminare il sistema in uso presso la Commissione Militare e proporre eventuali alternative da adoperare in azioni penali.
Khadr è nato a Toronto ed è l'unico cittadino di un paese occidentale attualmente detenuto a Cuba dagli autorità statunitensi. È stato catturato dopo una battaglia a fuoco nel villaggio di Ayub Kheyl, Afghanistan, durata quattro ore, e ha trascorso gli ultimi sei anni a Guantanamo. È accusato di crimini di guerra, sostegno al terrorismo e di aver lanciato una granata che ha ucciso un soldato statunitense.
Ma secondo gli avvocati presenti durante l'udienza, le accuse contro di lui si stavano rivelando infondate. Da documenti militari statunitensi venuti alla luce inavvertitamente è emerso che le prime relazioni non indicavano Khadr come la persona che aveva lanciato la granata e che ulteriori testimonianze dei testi per il governo si sono dimostrate "inattendibili".
Uno degli avvocati ha detto: "C’era poca speranza che l'impossibilità di comprovare le accuse avrebbe messo in difficoltà il pubblico ministero. Un verdetto di colpevolezza era quasi scontato.
Gabor Rona, Direttore Legale per l’organizzazione internazionale Human Rights First, ha dichiarato al nostro corrispondete che il processo contro Khadr "deve essere respinto in toto". Ha rilevato che Khadr aveva 15 anni quando è stato arrestato.
"Se il processo procede - e non importa in quale veste - sarà il primo esempio di un soldato bambino portato a processo in un tribunale degli Stati Uniti per azioni compiute in tempo di guerra. Ciò sarebbe contrario ai principi del diritto internazionale, che ci invitano a riabilitare e tutelare, altro che punire i soldati bambini", ha detto Rona.
Ha aggiunto: "Quello di cui è accusato – la difesa da un’aggressione di soldati statunitensi - non è un crimine in base alle leggi di guerra. Portare una persona in giudizio per azioni che legalmente non violavano nessuna norma quando sono state fatte è invece definito un crimine di guerra nel diritto internazionale ed è anche una violazione della Costituzione statunitense".
Il Primo Ministro Canadese Stephen Harper ha sempre rifiutato di intervenire nel caso Khadr e ha rifiutato di chiedere l'estradizione in Canada, mentre il processo era in corso. Ma Rona ha detto al nostro inviato che il Canada e gli Stati Uniti stanno parlando di un eventuale rimpatrio in Canada del giovane.
"Non è chiaro se questo accadrà, e se sì, a quali condizioni", ha detto Rona.
Secondo sondaggi affidabili, il 64 per cento dei canadesi hanno espresso un parere favorevole sul rimpatrio di Khadr in Canada, e le organizzazioni nazionali e internazionali come Amnesty International e l’Albo degli Avvocati Canadesi hanno fatto appello al governo conservatore di portare a casa Khadr.
Rona ha sostenuto che: "La questione dei bambini soldato viene notata in particolare quando le sensibilità delle società occidentali vengono offese dall'arruolamento di adolescenti per combattere in guerre civili. L'indignazione curiosamente si placa quando il bambino è uno dei nostri, 'arruolato' in questo caso da suo padre, un noto simpatizzante di al Qaeda. Il Primo Ministro Harper, tuttavia, sembra sordo alle preghiere di UNICEF e di altri difensori dei bambini. "
Ha aggiunto: "Gli statunitensi testimoniano a un decennio di abusi della loro Costituzione: é sempre più urgentemente chiedere che Bush e i suoi complici rispondano delle azioni illegali commesse in patria e all'estero; anche i canadesi dovrebbero ritenere il Sig. Harper colpevole per aver calpestato i diritti di uno dei suoi concittadini".
Articolo originale:
www.pww.org/article/articleview/14428/
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