Dae Marianne Arens
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14 aprile 2009
Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese l’8 aprile 2009.
Alla fine di marzo, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha fondato un nuovo partito di destra a Roma. Ha unito il suo partito, Forza Italia, che aveva inizialmente fondato nel 1994, con il neo-fascista Alleanza Nazionale (AN), guidato da Gianfranco Fini, per creare il partito di destra Popolo della Libertà (PdL).
I due partiti di destra di Berlusconi e Fini, che hanno lavorato insieme nel corso degli ultimi 15 anni, hanno già utilizzato lo stesso nome-Popolo della Libertà-sia per le campagne elettorali che come partner di coalizione nel governo. Oltre a Forza Italia e Alleanza Nazionale, appartiene alla nuova formazione anche una serie di piccoli partiti, compresa l'estrema destra Azione Sociale guidata da Alessandra Mussolini, nipote del dittatore fascista Benito Mussolini.
La fondazione del partito ha avuto luogo in una grande sala a Roma solitamente riservata ai concerti pop. Berlusconi è stato "eletto" unico leader del nuovo partito da circa seimila delegati acclamanti. Non ci sono stati candidati rivali. Il cosiddetto "congresso" è stato un evento mediatico costruito interamente intorno alla figura di Berlusconi. La folla ha gridato più volte "Silvio, Silvio" sventolando bandiere di Forza Italia e tricolori, mentre gli amplificatori rimbombavano della melodia di Forza Italia, già utilizzata nella campagna elettorale come inno a Silvio. Ha infatti come ritornello: "Presidente, siamo con te, per fortuna che Silvio c'è".
La processione è costata tre milioni di euro, è stata seguita da 750 giornalisti ed è stata trasmessa in tutto il paese da almeno tre emittenti televisive nazionali.
La struttura interna del nuovo partito è del tutto subordinata al "presidente"-titolo preferito dal suo leader. Il PdL è privo di qualsiasi tipo di struttura democratica. "Il presidente" nomina i membri della presidenza e del comitato esecutivo così come i tre coordinatori di partito e ha l'ultima parola quando si tratta di selezione dei candidati per il partito alle elezioni europee, nazionali e regionali.
Nel suo discorso al congresso, Berlusconi ha chiesto una "rivoluzione liberale, civile e popolare". Ha poi spiegato cosa intendeva dire, facendo riferimento alla necessità di "un governo migliore per l'Italia" e "più potere per il Presidente del Consiglio". In futuro, come capo del governo vuole avere la facoltà di nominare e revocare arbitrariamente ministri e il diritto di sciogliere il Parlamento. Entrambi i poteri sono attualmente di competenza dell'autorità del Presidente della Repubblica.
Il disprezzo di Berlusconi per le norme e le regole parlamentari convenzionali era già chiaro prima del congresso, quando ha proposto che solo i capigruppo parlamentari dovessero essere presenti durante il voto in Parlamento e dovessero votare in rappresentanza di tutto il loro gruppo parlamentare.
L'unica persona a criticare l'assalto di Berlusconi alla procedura democratica è stato Gianfranco Fini, a capo da molti anni di Alleanza Nazionale e attuale presidente della Camera. Nel suo discorso al congresso, Fini ha ricordato ai delegati che il governo ha il dovere di rispettare l'opposizione e i diritti degli stranieri: "Noi non dovremmo avere paura degli stranieri, proprio noi che siamo figli di un popolo di emigranti", ha detto Fini.
I commenti di Fini non sono motivati da alcuna preoccupazione per il futuro della democrazia in Italia, ma riflettono piuttosto una lotta per il potere che si svolge all'interno della leadership del nuovo partito. Fini non è solo un tradizionale alleato politico di Berlusconi, ma anche il suo principale rivale. Fini vede se stesso come l'erede politico dell'attuale leader del partito, che è di quindici anni più anziano, ma è preoccupato che le tendenze autocratiche di Berlusconi possano rovinare le sue possibilità.
Alleanza Nazionale di Fini è emersa nel 1994 dalle ceneri del Movimento Sociale Italiano, che aveva le sue radici nel movimento fascista di Mussolini. Nel corso di un lungo processo, che culminò nella sua visita al santuario della memoria Yat Vashem, in Israele nel 2003, Fini ha cercato di prendere le distanze dagli elementi fascisti più estremi nel suo partito e di rendere più accettabile AN all'establishment politico borghese italiano. Poco dopo il suo viaggio in Israele, è stato nominato ministro degli Esteri da Berlusconi.
Oggi, ancora una volta Fini può tendere la sua mano alla linea dura fascista. Come nel caso di Alessandra Mussolini, tali elementi sono benvenuti nel nuovo partito.
Altri membri di AN a parlare al congresso di Roma sono stati Gianni Alemanno, ex trascinatore di folle fascista e attuale sindaco della capitale italiana, e il ministro della Difesa Ignazio Benito La Russa. Alemanno si è vantato del fatto che ha preso il controllo su Roma per la prima volta dopo cinquant'anni di governo della sinistra. La Russa ha usato il suo discorso per annunciare il raddoppio del numero di truppe da utilizzare per operazioni di sicurezza interna nei prossimi mesi. La Russa è stato nominato coordinatore del comitato esecutivo del PdL, un posto che è secondo solo a Berlusconi.
Alcune settimane fa, La Russa e Berlusconi hanno emesso un decreto che autorizzava privati cittadini a svolgere pattugliamenti (detti "ronde") durante il periodo notturno, così da legalizzare virtualmente le attività violente di bande razziste di destra nei confronti degli immigrati. Il governo sta deliberatamente utilizzando rifugiati senza permesso di soggiorno come capri espiatori per distogliere l'attenzione dalla crisi sociale del Paese e allo stesso tempo dispiegare l'esercito per usi civili.
Le tensioni sociali
Con il suo nuovo partito, Berlusconi ha ottenuto un livello di autorità personale che viola palesemente le norme democratiche più elementari e incarna chiare tendenze bonapartiste. Egli è uno degli uomini più ricchi del Paese, dispone di un enorme impero mediatico e controlla le sei più grandi stazioni televisive nazionali e private. Allo stesso tempo, è il capo del governo e controlla il partito più grande e attualmente più influente del paese.
L'accentramento di tutti questi ruoli in un solo uomo, però, più che un segnale di forza indica una più profonda crisi sociale e politica del paese. I meccanismi democratici utilizzati in passato per attenuare le contraddizioni di classe sono stati esauriti. I cosiddetti partiti di opposizione, compresa la cosiddetta "sinistra" di Rifondazione comunista, sono completamente screditati da anni di collaborazione nel governo guidato da Romano Prodi. Berlusconi è in bilico come un artista circense sulle crescenti contraddizioni sociali e sta tentando di mantenere il controllo della situazione con una combinazione di propaganda assordante, media compiacenti e asserviti, campagne razziste e puro potere di polizia. È una politica che non potrà avere successo a lungo termine.
L'Italia ha una lunga e ininterrotta tradizione di contestazioni militanti laburiste e sta attraversando attualmente la più profonda crisi economica nella sua storia dal dopoguerra. Immediatamente dopo lo scoppio della crisi finanziaria mondiale, il paese è scivolato nella recessione. Nei primi due mesi dell'anno in corso, più di 370.000 posti di lavoro sono stati persi. L'OCSE prevede che quest'anno l'economia italiana si ridurrà del 4,3 per cento.
Anche prima della crisi, il debito pubblico italiano era tra i più alti in Europa e ha minacciato di divenire incontrollabile. L'unico contributo di Berlusconi per risolvere la crisi è stato di sottovalutare completamente le sue conseguenze. All'inizio di marzo ha annunciato: "Basta con i catastrofismi, la situazione è pesante, ma non tragica".
Nel frattempo, la crisi sociale del Paese è peggiorata drammaticamente. Nel sud del paese una famiglia su quattro vive nella miseria. Come è avvenuto negli anni Settanta, centinaia di migliaia di persone si dirigono al nord alla ricerca di lavoro, anche se la disoccupazione è in aumento anche in quelle regioni industrializzate.
La maggiore industria italiana, la Fiat, ha annunciato che intende chiudere uno stabilimento. L'azienda, fortemente indebitata, ha già perso diverse migliaia di posti di lavoro nel corso degli ultimi cinque anni, attraverso una combinazione di "ristrutturazione" e "snellimento". Alla fine di marzo, i lavoratori hanno reagito al piano di chiudere la sede di Pomigliano D'Arco vicino a Napoli con un blocco della strada che è stato poi interrotto forzatamente dalla polizia.
Opposizione senza artigli
Il nuovo partito di Berlusconi appare così forte e potente solo perché l'opposizione politica ufficiale è assolutamente debole e inutile. Si è limitata a mendicare a Berlusconi un posto al tavolo delle trattative al fine di trovare "soluzioni congiunte" per uscire dalla crisi economica.
Il 4 aprile, solo una settimana dopo la creazione del nuovo partito di Berlusconi, fino a 2,7 milioni di persone hanno manifestato a Roma per una settimana contro la politica economica del governo. Il messaggio dato ai manifestanti dal capo del sindacato CGIL, Guglielmo Epifani, è stato un patetico appello ad una "tavola rotonda per la lotta contro la crisi economica". Berlusconi ha disprezzato le istanze della manifestazione e sarcasticamente ha detto che è stata inutile, "come uno sciopero contro la pioggia".
Epifani è un membro importante del Partito Democratico, il cui presidente Walter Veltroni si è dimesso in uno stato di frustrazione un mese fa a seguito di una grave sconfitta del partito alle urne in Sardegna. Veltroni, ex membro del Partito Comunista Italiano (PCI) e per molto tempo sindaco di Roma, aveva fondato il Partito Democratico nel 2007, utilizzando come modello i Democratici americani guidati da Barack Obama.
Il nuovo presidente del partito è Dario Franceschini, un democristiano legato alla Margherita, una corrente di minoranza del PD. Ciò significa che per la prima volta il Partito Democratico, che ha le sue radici nell'ex-potente PCI, ora è guidato da un democristiano.
Prima del ritorno di Berlusconi al potere il paese è stato governato per due anni da una cosiddetta coalizione di centro-sinistra guidata da Romano Prodi. Questi due anni sono stati sufficienti ad allontanare larghe fasce della popolazione attiva, sempre più delusi dalle politiche conservatrici di questa coalizione in cui i partiti successori del PCI formavano il più grande gruppo parlamentare.
Un ruolo particolarmente insidioso è stato svolto dall'organizzazione Rifondazione Comunista, che ha assunto un posto ministeriale nel governo Prodi e sostenuto tutte le vergognose attività del governo. Nelle elezioni politiche dell'aprile 2008, il partito ha poi perso tutti i suoi seggi in Parlamento. Le sue politiche opportunistiche sono sostanzialmente responsabili dell'imponente successo di Berlusconi. Oggi, il partito è in una fase di autoframmentazione pubblica.
La classe lavoratrice ha risposto con militanza alla crisi finanziaria ed economica. I conflitti di classe hanno raggiunto un'intensità senza precedenti. Le forme di governo parlamentare e le forme di compromesso sviluppate nel periodo post-bellico per ridurre i conflitti sociali hanno dimostrato di essere sempre più inefficaci. Il Paese è sull'orlo di grandi lotte di classe.
Allo stesso tempo, vi sono enormi pericoli derivanti dal declino e dal tradimento delle vecchie organizzazioni dei lavoratori. Il nuovo partito di Berlusconi è caratterizzato da una sbruffona spettacolarizzazione di sé ma nasconde profondi conflitti sotto una superficiale impressione di armonia. Tuttavia, l'influenza di elementi fascisti in crescita, che non hanno mai ottenuto più del 12 per cento dei voti nelle elezioni e ora si considerano gli eredi di Berlusconi, è un segnale di allarme. La classe lavoratrice italiana ha già sofferto per mano dei fascisti perché mancava una guida lucida e determinata.
Il compito di stabilire un'alternativa marxista che articoli le esigenze della classe lavoratrice indipendentemente da tutti gli interessi borghesi e difenda un programma internazionale e socialista non è mai stato così impellente. A tal fine è necessario costruire una sezione della Quarta Internazionale in Italia.
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